COPPA TOSCANA 2012

AKS la prima società in Toscana nel kata, kumite e nella classifica generale!!!

lunedì 29 settembre 2008

SECONDI DAN

Ieri a Calenzano si sono svolti gli Esami di graduazione per la promozione a 1°, 2° e 3° DAN. Esaminati dell'AKS: Baracchi Martina e Fanfani Miki entrambi risultati positivi e promossi al II DAN.
COMPLIMENTI!!


Ho notato però, con grosso rammarico, un livello medio molto basso, specialmente nei III dan. A parte 3-4 di questi gli altri mi sono sembrati appena sufficienti e a quanto pare anche la commissione era della stessa idea, visto l'alto numero di non idonei.

L'acquisizione di gradi fino al terzo Dan avviene in due modi distinti: attraverso esami di graduazione oppure per meriti sportivi. Per il 4,5 e 6 DAN attraverso esame nazionale a Roma.

Per acquisire il primo dan è necessario avere due anni di anzianità con il grado di I Kyu (cintura marrone) poi "basta" vincere una campionato regionale per l'accesso agli italiani di categoria di kumite o kata oppure partecipare ad un esame regionale. Per acquisizione dei secondi e terzi dan si deve invece salire su un podio nazionale Juniores o Assoluto oppure sempre con gli esami regionali. Per il 4° e 5° DAN si deve fare il podio agli europei o mondiali assoluti oppure esame nazionale a Roma.

Per gli esami ci sono appositi programmi che orientativamente vengono aggiornati ogni 4 anni e che contengono due tecniche di kihon (fondamentali eseguiti a vuoto) e due kata di stile.

Come in tutte le "carriere" anche in quella del karate non è alla portata di tutti raggiungere gli alti gradi e il massimo delle qualifiche.
Spesso si vede invece una rincorsa ad aggiungere "stanghette" sulla cintura, presentandosi a sostenere esami per gli alti gradi senza nessun filtro da parte delle società.
Penso che fermarsi al secondo o al primo DAN non sia motivo di frustrazione, piuttosto di riconoscere i propri limiti e di sentirsi in linea con il grado ricoperto. Altrimenti saremmo tutti pluri-laureati o tutti dirigenti. L'ambizione è una cosa ma non riconoscere i propri limiti è superficialità.

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